A cura della dottoressa Anna Rita Palmieri, nutrizionista.

L’alimentazione è in grado di modificare il microbiota intestinale, una moltitudine di batteri le cui alterazioni sono state associate a diverse patologie autoimmuni, tra cui le malattie infiammatorie croniche dell’intestino come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, ma anche malattie non direttamente legate all’intestino come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico, psoriasi, tiroidite e molte altre.

Se, complice un’alimentazione sbagliata, l’equilibrio del microbiota va in tilt ecco che al suo interno aumentano specie in grado di produrre sostanze proinfiammatorie che ingannano il sistema immunitario, orientandolo, se c’è già una predisposizione genetica, a reagire contro l’organismo stesso, invece che contro i reali nemici che mettono a rischio la salute.

Attraverso un’alimentazione corretta è possibile, invece, modificare il decorso delle malattie autoimmuni, ridurne l’intensità ed il numero dei disturbi fisici, allungare i periodi di benessere, diminuire le fasi di riacutizzazione e migliorare la prognosi.

In tavola dunque non devono mai mancare alimenti di ottima qualità, di provenienza sicura come: pesce, soprattutto quello azzurro che è ricco di Omega 3, nutrienti che sono un po’ i “pompieri” del nostro organismo, in grado di spegnere l’infiammazione. E poi frutta e verdura, ma anche carne di qualità, che fornisce zinco, nutriente che inibisce i processi infiammatori, uova di galline allevate all’aperto, ovviamente personalizzando l’assunzione dei nutrienti con un professionista e in base alla propria patologia.

L’alimentazione è altresì fondamentale anche se una patologia autoimmune si è già manifestata, in quanto riduce i rischi di diabete e ipertensione, patologie che innescano uno stato infiammatorio cronico in grado di alimentare ulteriormente la malattia autoimmune.